La supervisione clinica è uno strumento di lavoro essenziale per chi, insegnante, educatore o psicologo, lavora individualmente o in èquipe a diretto contatto con bambini, adolescenti, adulti, e nel cui lavoro la relazione interpersonale è la dimensione nodale.

La supervisione permette al singolo o all’èquipe di rivedere i propri interventi riconoscendone e rielaborandone le implicazioni affettive, rileggendone le dinamiche relazionali per gestire l’inevitabile coinvolgimento. La supervisione quindi è uno spazio in cui ci si dedica alla gestione dei vissuti che il lavoro di relazione mette in moto e che rischiano di “inquinare” e compromettere la relazione stessa. La presenza di un supervisore esterno fornisce accoglienza dei vissuti affettivi, della frustrazione, della rabbia e di tutti quei sentimenti generati dalla relazione diretta, ed offre occasione di rielaborazione. Durante le supervisioni gli obbiettivi delle azioni educative vengono rifocalizzati e condivisi ed è possibile ricollocare e riconoscere il proprio ruolo ad un livello sovraordinato alle relazioni con gli utenti, disinnescandone il potere destabilizzante.
Il risultato ottenuto è una notevole riduzione del carico emotivo del lavoro, una maggiore aderenza agli obbiettivi progettuali (come diretta conseguenza del contenimento del ruolo della propria soggettività nella relazione), riduzione e migliore gestione dei conflitti con l’utenza, riduzione delle reazioni agli agiti adolescenziali in favore di più mirate azioni, caratterizzate da reale intenzionalità educativa e/o formativa.

 

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